VIDEO – Intervista agli ordinandi – don Matteo Gattafoni

VIDEO – Intervista agli ordinandi – don Matteo Gattafoni

 

Come è nata la tua vocazione e quale ruolo ha avuto per la sua maturazione la tua famiglia e/o la tua comunità parrocchiale?

E’ sempre bello rispondere a questa domanda perché mi permette di ritornare all’emozione di quel giorno o giorni perché sono due. In realtà, come ho raccontato tante volte, un po’ come la storia di Abramo anche la mia storia vocazionale ha due “vocazioni”.  La prima quando avevo solo 7 anni. Era il mese di maggio del 1999. L’incontro con il mio parroco don Mario nella Chiesa della Madonna della Strada. Il dialogo con lui mi accese il cuore di gioia. Ci doveva essere dietro quel sacerdote “Qualcuno” che donava una gioia grande e volevo conoscerlo anche io e farne esperienza. E gli anni della giovinezza sono stati importanti proprio per riconoscere in quel “Qualcuno” il volto e il nome di Cristo. La seconda alcuni anni dopo quando ero più grande in primo superiore in un incontro dei ministranti a Miglianico con l’Arcivescovo. La testimonianza di un sacerdote riaccese in me il desiderio di farmi dono agli altri come prete. Il prete prima di essere tale è un uomo. Di questo ringrazio la mia famiglia che mi ha cresciuto ed educato a valori alti e veri e che, pur non capendo e condividendo da subito la mia decisione, mi ha accompagnato e sostenuto nel mio percorso di crescita e formazione in questi anni con pazienza e amore. Soprattutto mi hanno lasciato “libero” di seguire il sogno di Dio nella mia vita. Oltre alla mia famiglia sicuramente ha avuto un ruolo importante la mia Comunità Parrocchiale di Scerni dove sin da piccolissimo facevo il chierichetto, poi le esperienze come catechista e infine educatore nell’Azione Cattolica che è stata ed è per me la mia seconda famiglia. Il luogo dove ho imparato la “responsabilità e il servizio” ma soprattutto la casa dove il Signore mi ha donato di crescere nella mia vocazione e di vivere le più belle e vere amicizie.

 

Come hai vissuto gli anni del Seminario?

Devo dire che non è stato facilissimo. La nostalgia della famiglia e degli amici c’era. E non sono mancati neanche i momenti di prova. Anzi ce ne sono stati tanti. Come in ogni storia d’amore ci sono sempre gli alti e bassi ma non mi sono mai sentito solo. Ho sempre avvertito la presenza del Signore che mi aveva chiamato e mi voleva in quel posto per conoscerlo, capirlo e impararlo ad amare anche quando non riuscivo a capirlo. Sicuramente ci sono stati tanti bei momenti che ho vissuto insieme agli altri compagni condividendo una stessa vocazione e uno stesso percorso.

 

A quale modello di presbitero hai guardato? Quale modello di santità ti ha aiutato in questi anni?

In realtà a due: a don Mario che è stato il mio parroco per tanti anni e soprattutto lo strumento di cui il Signore si è servito per chiamarvi al sacerdozio e che mi ha insegnato “i segreti del mestiere” quelli che si possono apprendere solamente con l’esperienza: la pazienza, la tenerezza e la preghiera. E poi il Vescovo Alessandro, originario della mia Comunità Parrocchiale di Scerni vissuto tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900, a cui sempre sin da bambino ho guardato come modello di uomo e pastore santo innamorato di Cristo e della Chiesa.

 

 Come hai vissuto il tuo diaconato e in quale comunità hai fatto questa prima esperienza pastorale?

In questi mesi di vita diaconale, ho svolto il mio servizio pastorale con il caro don Domenico Spagnoli nella comunità di Santa Maria Maggiore in Vasto dove sono già da due anni. Con lui ho potuto apprendere che non è soltanto quello che faccio, ma il dono di me stesso, che mostra l’amore di Cristo per il suo gregge e soprattutto la grande e tenera pazienza che deve abitare il cuore di un pastore. Ho cercato in questi mesi di essere testimone della segreta presenza del Cristo risorto a fianco di ogni persona facendomi compagno di viaggio di tutti coloro che il Signore ha messo sulla mia strada: giovani e adulti e di condividere con discrezione e affetto le loro speranze, le attese, e le amarezze.

 

 

Che cosa significa essere prete oggi?

Credo che debba essere un uomo di mansuetudine che continuamente intesse legami di comunione, un uomo di predicazione che testimonia e annuncia la bellezza di Dio nel nostro mondo e un uomo di tenerezza che rende presente l’amore di Dio per ogni creatura in ogni momento.

 

Cosa ti aspetti dalla comunità dove svolgerai il tuo ministero come presbitero?

Sono sincero non mi aspetto nulla di particolare ma ciò che Dio vorrà operare. Sono convinto che non sia la Comunità parrocchiale a doversi modellare sul sacerdote ma è il sacerdote che deve modellarsi sulla comunità parrocchiale che incontra e che serve. Mi aspetto di camminare insieme alla mia nuova Comunità parrocchiale di Fara San Martino per aprirci insieme alla novità dello Spirito e alla bellezza del Signore.

 

Come stai vivendo questo momento prima dell’ordinazione?

Con il cuore colmo di emozione perché è il sogno di un bambino che sta diventando realtà, di stupore perché è soprattutto il sogno di Dio che si sta realizzando nella mia vita, di gratitudine perché Dio ha custodito la mia vocazione con fedeltà e amore da sempre e l’ha portata a compimento.

 

Come si sta preparando la tua Comunità parrocchiale a questo evento?

Con grande emozione ed affetto anche perché sono quasi sessanta anni che non esce una vocazione sacerdotale da Scerni. Il mio parroco don Graziano ha organizzato un triduo di preghiera in preparazione all’ordinazione nei tre giorni precedenti sul tema della chiamata, della sequela e della missione. Anzi il mio grazie a lui per tutto quello che sta mettendo in piedi per questo evento con tanto affetto e passione.

 

Cosa consiglieresti a un giovane che si sente chiamato al sacerdozio?

Di non avere paura ma di “buttarsi” se sente nel suo cuore che Gesù lo chiama perché lui e fedele. Di amare il Signore e la Chiesa al di là di tutti i suoi problemi perché è bello essere nella comunità dei battezzati. Di amare l’essere umano al di là delle sue fragilità perché è la sfida che siamo chiamati a vivere come cristiani.

 

Possiamo dire che quindi sei pronto al grande giorno?

Eh sì. Posso dire di essere pronto.

Mercoledì 27 giugno l’ordinazione sarà alle ore 17 nella Chiesa Cattedrale di San Giustino a Chieti.

Mercoledì 28 presiederò la mia Prima Messa a Scerni nel Santuario della Madonna della Strada dove tutto ha avuto inizio.

Sabato 30 presiederò la Prima Messa nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vasto per dire grazie alla bellissima comunità che mi ha accolto e voluto tanto bene in questi due anni tra di loro.

Vi aspetto. Pregate per me.

Servizio di Venusia Berardozzi
Immagini di Nicola Cinquina

1 commento

  1. La luce divina guidi sempre i tuoi passi. Tanti auguri .

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